Studio Medico Leonardo
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DAFNE (nuova strumentazione)

 

 

Dafne è uno strumento multifunzione dedicato alla terapia di numerose patologie ginecologiche che agisce tramite l'emissione di varie tipologie di correnti elettriche: FES, TENS, microcorrenti ed emissione di impulsi luminosi a varia frequenza (di seguito spiegazione)

Esistono programmi specifici per le singole patologie che abbinano in vario modo le caratteristiche delle onde emesse.

Le sedute hanno una durata variabile fra i 15 e 30 minuti, prevedono l'uso di un manipolo vaginale di piccole dimensioni, non sono assolutamente dolorose, non vi è alcun pericolo od effetto collaterale.

Le controindicazioni alla metodica sono: gravidanza, pace maker, infezioni in atto.

Le sessioni sono in numero variabile, secondo il caso specifico, possono essere attuate ogni 7-20 giorni.

I trattamenti con Dafne si integrano perfettamente secondo modalità individualizzate le la singola paziente con sedute di Radiofrequenza (Eva) , con la riabilitazione del pavimento pelvico e con le terapie farmacologiche locali e/o sistemiche

 

 

FES (STIMOLAZIONE ELETTRICA FUNZIONALE)

 

 

E' una metodica utilizzata da molti anni in tutti i settori della riabilitazione e della terapia antalgica. Consiste nell’utilizzo di stimoli elettrici che agendo  sui nervi periferici inducono una contrazione muscolare. Gli elettrodi nella patologia pelvica sono posizionati nella vagina o nel canale anale.

Tramite la FES si riesce :

1.    ad aumentare la forza e la resistenza muscolare del pavimento pelvico in caso di ipovalidità di questo insieme di muscoli;

2.    ad inibire il muscolo che avvolge la vescica, denominato detrusore, in caso della cosìdetta “instabilità detrusoriale”, condizione che determina urgenza urinaria con possibile incontinenza da urgenza;

3.    ad inibire lo stimolo “dolore”, nelle sindromi dolorose perineali mediante un'azione decontratturante.

 

Questa tecnica si completa bene con la chinesiterapia ed il biofeedback. Gli impulsi elettrici vengono percepiti dalla paziente senza provocare dolore, la potenza viene "aggiustata" in base alla percezione.  In base al sintomo vengono differenziati i tipi di corrente, i tempi di applicazione oltre che la potenza dell'impulso.

 

 

TENS

 

TENS è l'acronimo di TransCutaneous Electrical Nerve Stimulation (stimolazione elettrica nervosa transcutanea), una tecnica medica da molti anni utilizzata soprattutto per trattare alcune condizioni dolorose acute o croniche.
La TENS consiste nell'applicazione sulla cute di lievi impulsi elettrici, che attivano fibre nervose di grosso diametro riducendo la percezione del dolore L'effetto antalgico della TENS è da attribuire all'inibizione delle afferenze nervose coinvolte nella trasmissione nocicettiva (teoria del controllo a cancello o  
gate control). Secondo tale teoria, la percezione del dolore può essere modulata agendo su interneuroni spinali (non dolorifici), che grazie all'inibizione sinaptica agiscono sui neuroni deputati alla trasmissione delle informazioni dolorifiche. La teoria del controllo a cancello spiega la diminuzione della sensazione dolorifica prodotta dalla TENS e descrive come i segnali afferenti al midollo spinale possano influenzare la percezione del dolore. L'effetto terapeutico della TENS è da attribuire anche all'intervento di altri fattori, come la liberazione di neuropeptidi, tra cui le endorfine.  La stimolazione elettrica nervosa transcutanea è, quindi, un metodo terapeutico non invasivo, efficace nel ridurre le manifestazioni dolorose causate da una vasta gamma di condizioni, tra cui artrite, mal di schiena, lesioni sportive e dolori mestruali. La TENS è comunemente applicata in ambito fisioterapico, ma può essere utilizzata anche come trattamento complementare ad altri approcci terapeutici per la gestione del dolore. Da solo, infatti, il metodo presenta meno probabilità di risultare efficace. L'applicazione della TENS è stata studiata per molte altre condizioni mediche, ma il beneficio che può apportare in alcune patologie è ancora controverso e sono necessarie ulteriori ricerche scientifiche prima che questa tecnica medica possa essere raccomandata in tali ambiti.

La TENS è comunemente applicata in ambito fisioterapico, ma può essere utilizzata anche come trattamento complementare ad altri approcci terapeutici per la gestione del dolore. L'applicazione della TENS è stata studiata per molte altre condizioni mediche, ma il beneficio che può apportare in alcune patologie è ancora controverso e sono necessarie ulteriori ricerche scientifiche prima che questa tecnica medica possa essere raccomandata in tali ambiti.

 

 

FOTOBIOMODULAZIONE

 

 

Già nell'antichità si era visto che l'esposizione alla luce solare aveva effetti benefici su alcune patologie e sulla guarigione delle ferite.

Nella medicina moderna l'applicazione di queste energie risale al 1967, da allora  molti studi in letteratura ne dimostrano l'efficacia.

Nel 2023 -2024 sono pubblicati su Pub Med più di 1000 articoli sull'argomento.

 

La fotobiomodulazione sfrutta sorgenti luminose a bassa energia, agisce tramite un fascio luminoso coerente e focalizzato con diverse lunghezza d'onda che ne caratterizzano la visibilità ed il colore luminoso (blu, rosso); in pratica è una terapia laser a bassa potenza. A differenza dei laser ablativi non si ottiene una vaporizzazione del tessuto ma una biomodulazione, non c'è un'azione termica - termodistruttiva ma fotochimica.

L'assorbimento di queste energie luminose innesca una serie di reazioni biochimiche favorevoli nei tessuti esposti: stimolazione della funzione mitocondriale, aumento dell'attività della citocromo C ossidasi ed aumento dell'ATP, aumento dei ROS (radicali liberi dell'ossigeno). Aumento della sintesi e differenziazione cellulare, stimolazione immunologica, riduzione dello stress ossidativo, azione antinfiammatoria.

 

In pratica:

 

  • stimola la guarigione delle ferite e la rigenerazione tissutale
  • stimola i fibroblasti nella sintesi di collagene ed elastina
  • allevia  il dolore grazie all'azione antinfiammatoria
  • aumenta il flusso sanguigno e l'ossigenazione tissutale
  • favorisce l'eliminazione delle tossine metaboliche

 

 

La fotobiomodulazione con luce blu ha un noto effetto antibatterico ed antifungino. La luce rossa o ad infrarossi  si utilizza nella terapia del dolore (fibromialgia, artrite, tendinopatia, connettiviti etc) nella guarigione delle lesioni cutanee (ulcere, cicatrici chirurgiche, acne, psoriasi etc) nella medicina estetica (alopecia, iperpigmentazioni cutanee, lassità cutanea e rughe).

Nell'ambito oculistico si possono trattare le patologie degenerative retiniche.

Ben dimostrata l'azione favorevole sulle mucositi buccali e sulle riniti allergiche.

Sono in corso studi per valutare l'utilità di questa terapia nel m di Parkinson e Alzheimer ed anche nell'ambito delle patologie cardiovascolari (scompenso cardiaco ed infarto del miocardio). A livello neurologico si ha una inibizione dell'attività dei nocicettori e della attività di trasmissione delle fibre A e C ed invece una stimolazione della neurogenesi con aumento delle cellule staminali del cervello.

Interessanti sono gli effetti sulla sensibilità all'insulina nel tessuto adiposo, nei muscoli e nel fegato in pazienti diabetici.

 

         Concludendo:

 

  • L'applicazione della fotobiomodulazione  non ha praticamente alcuna controindicazione nè effetto collaterale.
  • La metodica è assolutamente indolore.
  • Ogni seduta dura 15-20 minuti e si ripete ogni 7-15 giorni per un totale di 6-10 applicazioni. I manipoli sono monopaziente (no rischio infettivo)
  • Può essere utilmente associata alla radiofrequenza e radioporazione cosi come a molte terapie farmacologiche topiche.                     

                                           

 

 

MICROCORRENTI

 

Sono delle deboli correnti elettriche dell’ordine dei microampere(μA) che non vengono percepite; agiscono come catalizzatori in una serie di processi fisiologici. L’ elettricità svolge un ruolo essenziale nella vita. Molti processi fisiologici negli organismi viventi comportano il flusso di carica e il mantenimento di un potenziale elettrico tra le pareti cellulari e tra i vari tessuti.  

Bioelettricità è il nome dato a queste correnti e voltaggi endogeni, che sono i responsabili della modulazione della crescita, dell’ adattamento e della riparazione in una grande varietà di specie, compresi gli esseri umani. 

 La particolarità delle microcorrenti consiste nell’ essere in intensità simile alle correnti  endogene,  che sono state riconosciute come uno dei maggiori responsabili della guarigione dei tessuti.                                 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                       

                                           

 

 

 

MENOPAUSA (2024)

 

 

Oggi in Italia ci sono 12 milioni di donne in menopausa. Dato l'incremento della aspettativa di vita, che per la donna è arrivata agli 85 anni, la percentuale di vita vissuta in menopausa, e quindi in un clima di deprivazione ormonale,  è superiore al 40%. D'altra parte l'attività lavorativa si è spesso allungata verso i 70 anni, ma soprattutto la donna vuole giustamente sentirsi in forma e giovane (o almeno giovanile) anche dopo la menopausa. Anche l'attività sessuale spesso si prolunga , non raramente con un nuovo compagno, ben oltre la menopausa. Il ginecologo dovrebbe essere una delle figure di riferimento che può affiancare la donna nel cercare di risolvere le problematiche che si manifestano proprio in relazione alla prolungata carenza degli ormoni femminili ed anche in quel delicato periodo che precede e segue la cessazione delle mestruazioni (climaterio).

 

E' vero che la menopausa non è una malattia tranne i casi in cui è anticipata prima dei 45 anni, però i due terzi delle donne hanno sintomi fastidiosi che peggiorano la qualità di vita soprattutto subito dopo la cessazione delle mestruazioni (vampate di calore, insonnia, instabilità dell'umore, sintomi vascolari, dolori osteoarticolari e muscolari, sintomi irritativi del basso tratto urinario e soprattutto dell'ambiente vulvovaginale (secchezza, bruciore, difficoltà nei rapporti, sanguinamenti genitali postcoitali, incontinenza urinaria e/o fecale).

 

Purtroppo la maggior parte delle donne che affrontano questi sintomi, che possono essere lievi ma anche molto invalidanti e persistenti anche per molti anni, non cercano aiuto. Pensano che siano una ineluttabile conseguenza dell'invecchiamento. La pubblicità ci propone miracolosi integratori "naturali" di solito scarsamente efficaci (e mediamente costosi) ed una ampia scelta di pannolini e salvaslip. Raramente si parla invece delle vere terapie efficaci e disponibili che sono approvate dalle società scientifiche italiane ed internazionali. Molti farmaci sono infatti dispensati dal SSN essendo in fascia A.

 

In Italia ci sono 5 milioni di persone che hanno incontinenza urinaria e 2 milioni che hanno incontinenza anale; si tratta prevalentemente di donne. Le incontinenze purtroppo tendono nel tempo a peggiorare, non sono un danno irrisolvibile delle gravidanze e dell'invecchiamento ma si possono nella stragrande maggioranza dei casi curare, migliorare e spesso risolvere completamente. La cura non sono i pannolini che ci auguriamo invece di non usare più.

 

In Italia ci sono 5 milioni di persone, prevalentemente donne in postmenopausa, che hanno l'osteoporosi. La diagnosi di questa malattia così diffusa è fatta di solito occasionalmente in relazione a fratture patologiche o nel corso di accertamenti espletati per altri motivi. Ebbene l'osteoporosi è una delle principali cause di morte delle donne anziane, il 20-25% delle donne anziane che si fratturano il femore muoiono entro un anno dall'evento , il 5% entro un mese. Ma l'osteoporosi si può diagnosticare, prevenire e soprattutto curare.

 

Concludendo:

l'incontinenza, i sintomi neurovegetativi del climaterio, le problematiche sessuali postmenopausali, le sintomatologie urinarie legate alla carenza ormonale, l'osteoporosi si possono diagnosticare precocemente e soprattutto curare con ottimi risultati. Come sempre i sintomi tendono a peggiorare nel tempo e prima si interviene con una terapia appropriata e più facilmente si guarisce.

 

Non possiamo non invecchiare ma possiamo certamente invecchiare meglio con stili di vita corretti e, quando occorre, con le giuste terapie.

 

 

Dr Paolo Zampriolo

 

 

Novità

 

Nell'ottobre 2024 l'Aifa (agenzia italiana del farmaco) ha autorizzato la commercializzazione del primo farmaco che agisce specificamente sui gruppi di neuroni responsabili dei sintomi neurovegetativi. Sio tratta del Fezolinetant che può pertanto essere prescritto e acquistato (per ora in classe C). Non è un ormone e non ha quindi effetti sui tessuti con recettori ormonali (mammella, endometrio).

 

 

 

VULVODINIA

 

La vulvodinia è una sensazione dolorosa persistente della regione vulvare. Per definizione il sintomo dura oltre i tre mesi. La patologia è molto più frequente di quello che si ritiene, colpisce una donna su 7. Oggi, dopo anni, e l'interesse di Associazioni e specialisti sta uscendo dall'elenco delle malattie "invisibili".

Il sintomo viene descritto come bruciore, dolore urente, sensazione di gonfiore ed arrossamento. Il dolore può essere costante o intermittente, spontaneo o provocato da particolari circostante, localizzato o diffuso a tutta l'area vulvare.

La vulvodinia è una diagnosi di esclusione, vanno escluse altre patologie che possono dare sintomi simili. Il ritardo medio nella diagnosi è spesso di anni. Nella storia delle pazienti con vulvodinia ci sono spesso vaginiti e cistiti recidivanti, ripetute terapie locali e per bocca (spesso inappropriate e frutto di autoprescrizioni).

Il più delle volte il dolore è localizzato al vestibolo (ingresso della vagina) e compromette i rapporti sessuali. In altri casi il dolore è più generalizzato e può estendersi all'ano ed alle gambe, tipicamente la pressione sulla vulva accentua il dolore.

Spesso la vulvodinia si associa a sintomatologie dolorose in altri distretti: vescica, dolori muscolari generalizzati, dolori all'area lombare o cervicale, colite disfunzionale.

Oggi si ritiene che sotto il termine vulvodinia vi siano situazioni cliniche diverse e che l'eziopatogenesi possa variare da caso a caso, certamente di base c'è una condizione di neuroinfiammazione che porta ad una eccessiva sensibilità delle terminazioni nervose dell'area vulvare

 

Numerose sono le terapie che vanno in vario modo associate per ottenere il massimo beneficio. Non esiste un unico trattamento utile nel singolo paziente. Spesso il trattamento migliore va trovato provando varie opzioni e va proptratto nel tempo. La vulvodinia talvolta guarisce definitivamente ma spesso ha sintomi altalenanti con periodiche riacutizzazioni e quindi la paziente deve essere seguita riprendendo le terapie o aggiustando le posologie dei farmaci.

 

Elettrostimolazione antalgica (TENS): è una metodica basata sulla applicazione di correnti elettriche a basso voltaggio a livello della cute dell'addome o dell'area vulvare-vaginale. La TENS è stata ampiamente studiata e sono centinaia le pubblicazioni che confermano la sua efficacia. In pratica la terapia riesce a resettare le terminazioni nervose dell'area vulvare che cono ipereccitate e agiscono in modo disfunzionale. La tecnica è particolarmente efficace delle sintomatologie del vestibolo. La TENS non è dolorosa e non ha alcune rischio od effetto collaterale. Il numero di sedute è variabile, usualmente 10-12.

 

Radiofrequenza: è una terapia basata sulla applicazione ai tessuti di onde radio che interagiscono con i tessuti e stimolano alcune funzioni cellulari. La RF stimola la formazione di collagene ed elastina, migliora il microcircolo ed il trofismo tissutale. Il miglioramento e l'ispessimento del tessuto rende le fibre nervose meno esposte e quindi meno eccitabili a beneficio del sintomo dolore.

 

Elettroporazione: grazie all'uso di microcorrenti viene favorita la penetrazione tissutale di alcuni farmaci.

 

Trattamenti con ossigeno e/o ozono  insufflativi ed eventualmente con microiniezioni

 

Riabilitazione del pavimento pelvico

 

Terapie sessuologiche

 

Terapie farmacologiche

 

 

 

 

 

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